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Centri commerciali naturali, opportunità di rilancio dei centri storici

Rimane vuoto il posto dell`Assessore regionale alle Attività produttive Marco Venturi al tavolo dei relatori invitati a partecipare al convegno su «Centri commerciali naturali: quale futuro?» tenutosi stamattina presso la Camera di Commercio etnea e organizzato dalla Confcommercio - Imprese per l`Italia di Catania.

catania, 19/10/2010

Rimane vuoto il posto dell`Assessore regionale alle Attività produttive Marco Venturi al tavolo dei relatori invitati a partecipare al convegno su «Centri commerciali naturali: quale futuro?» tenutosi stamattina presso la Camera di Commercio etnea e organizzato dalla Confcommercio - Imprese per l`Italia di Catania.
Grande la delusione dei tanti operatori commerciali e imprenditori intervenuti per assistere a un costruttivo confronto su una realtà in forte espansione in tutta l`isola, quella dei centri commerciali, appunto, e grande il disappunto del presidente di Confcommercio Sicilia Pietro Agen che con una punta di ironia, nel dare la notizia dell`imprevisto che ha bloccato a Palermo all`ultimo momento l`assessore Venturi, ha commentato «dobbiamo pensare che all`assessore non lasciano libertà d`azione».
Di spessore i relatori invitati a dibattere su nuove opportunità di rilancio dei centri storici grazie a questa innovativa forma di aggregazione: oltre al presidente della Confcommercio Sicilia dott. Pietro Agen, i Professori Benedetto Puglisi e Rosario Faraci esperti di Marketing Territoriale dell`Università di Catania.
Ad aprire i lavori il past president di Confcommercio Catania Giovanni Arena, moderatore il vice direttore generale di Confcommercio Catania Giuseppe Cusumano.
La risposta positiva data dagli operatori siciliani all`articolo 5 della LR 10 del 2005 «Norme per lo sviluppo turistico della Sicilia» non si è fatta attendere e ha confermato il gradimento verso attività indirizzate a mettere a punto proposte innovative tese a valorizzare il commercio di vicinato e proiettarlo in una dimensione più competitiva, tenendo conto degli importanti cambiamenti intervenuti nelle abitudini al consumo delle famiglie e ponendosi come obbiettivo lo sviluppo di una logica di rete che vede al suo centro il valore delle piccole imprese e che favorisse l`integrazione dell`offerta commerciale con la ristorazione, la ricettività turistica, l`agricoltura di qualità e l`artigianato.
«Nonostante al momento dalla Regione non sia arrivato alcun finanziamento - afferma il presidente di Confcommercio Sicilia Pietro Agen - in provincia di Catania sono stati presentati una quindicina di progetti per centri commerciali naturali, tra questi hanno già formalizzato il consorzio i negozianti dei comuni di Misterbianco, Giarre, Riposto, Acireale, San Giovanni La Punta e Grammichele e si sono attivati, in qualche caso, anche portando avanti iniziative comuni. Come nella filosofia dei centri commerciali naturali. Senza tirarsi indietro davanti a investimenti economici personali».
I CCN raccolgono oggi in Sicilia circa 9.000 attività commerciali, con una media per ciascun CCN che oscilla da 20 a 40 aderenti, con punte di 60, cifre queste che consentono di stimare mediamente intorno al 50% il coinvolgimento sul totale delle imprese commerciali presenti in ciascuno dei distretti presi in esame.
Favorevole ai centri commerciali naturali il professor Rosario Faraci che li descrive come ottimi strumenti per combattere la desertificazione e per riqualificare il tessuto urbano. «Strumenti di marketing territoriale per dare competitività al territorio - spiega Faraci - ma tali resterebbero se non fossero corredati da opportune strategie commerciali da parte degli imprenditori per dare una risposta alla grande distribuzione. In provincia di Catania le imprese attive sono 86.000, di cui il 35% sono commerciali. Una fonte regionale colloca Catania la prima città per spazi destinati ai grandi centri commerciali (300 mila mq), altre fonti, addirittura, pongono Catania al secondo posto in Europa dopo la Norvegia per mq destinati alla GDO (700 mila). Ecco perché sono importanti la cooperazione e la partnership tra le imprese, perché i negozianti devono credere nei centri commerciali naturali e non considerarli delle «scocciature».
Dalle slide proposte dal professor Puglisi viene fuori che Catania e Palermo sono le province con maggior richieste per la creazione di centri commerciali naturali.
I progetti presentati per Catania centro sono 7, due quelli per Caltagirone.
Gli operatori che hanno aderito in provincia di Catania sono 400 e 3.000 sono le potenziali imprese commerciali su Catania.
Secondo i sindacati, inoltre, sarebbero 2.300 i posti a rischio nel settore del commercio.
«E` necessario guardare ai modelli virtuosi degli altri paesi europei e rifarsi alle esperienze delle altre realtà nazionali - si è soffermato il professor Puglisi - la fonte principale di finanziamento dei CCN è spesso data dalla sinergia pubblico - privato ma anche dai proprietari immobiliari, che vedono nella rinascita dei centri storici occasioni di sviluppo. I centri commerciali naturali aiutano non soltanto l`indotto economico ma anche quello sociale e culturale».
Da uno studio della Confcommercio è inoltre emerso come la possibilità di programmare e gestire in maniera costante a livello centralizzato e sinergico le attività ordinarie, le iniziative di promozione e comunicazione ha fatto sì che queste nuove realtà commerciali siano riuscite ad imporsi sul territorio e a conseguire importanti risultati in termini di capacità d`attrazione, tanto rispetto al territorio quanto rispetto ai propri associati.
«La politica di Confcommercio in questi anni è stata, e continuerà ad esserlo, - ha concluso Agen - quella di mirare alla riqualificazione del territorio, della messa in sicurezza dei centri storici e del progetto dei colori, al fine di incentivare la vocazione all`aggregazione e allo stare insieme in modo virtuoso. Non dobbiamo mai fare mancare la sinergia tra lo sviluppo commerciale e lo sviluppo turistico».

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